LA POSTA DEI LETTORI

Spett. Fiduciaria Marche,

alla c.a. della Fiduciaria, dott. Valerio Vico presidente: gradirei porre la seguente domanda per rispondere alla mia curiosità di cittadino contribuente, ma con la particolare mia attività che mi porta ad avere ricavi all’estero. Sono costretto a dichiarare al fisco italiano ciò che guadagno anche fuori paese, ma se mantengo un conto corrente estero che succede? Se non faccio rientrare soldi in Italia mai, posso legalmente non dichiararli e mantenerli all’estero? Sto pensando infatti che convenga ad esempio comperare un immobile fuori per lasciare qualche cosa ai figli.

Grazie, preferirei lasciare l’anonimato (P.P. di Lodi)

 

RISPOSTA

Il soggetto che a quanto ho capito lavora all’estero ma ha la residenza in Italia, è obbligato a dichiarare i redditi esteri da lavoro in Italia scomputando le imposte pagate all’estero in base alle convenzioni con il paese estero.

Se apre un conto corrente in una banca estera superiore a 15mila euro è obbligato ad indicarlo nella dichiarazione dei redditi (quadro RW).

La stessa cosa dovrà fare se i capitali sono investiti in titoli o polizze vita sempre all’estero. Per questi dovranno essere anche dichiarate le rendite che maturano su tali attività finanziarie.

Anche l’immobile detenuto all’estero va indicato in dichiarazione pagando anche l’IVIE (imposta sull’immobile estero come l’IMU in Italia).

La Fiduciaria Marche essendo sostituto d’imposta può prendere in carico tali posizioni espletando tutti gli adempimenti fiscali per conto del contribuente che eviterà di indicare tali attività nella dichiarazione dei redditi (riservatezza e semplificazione dei calcoli fiscali) e facilitando il passaggio generazionale (trasferimento ai figli).

 

 

Alla c.a della Fiduciaria Marche,

chiedevo se possibile di parlare qualche volta della tutela di attività, oltre che dei beni immobiliari, all’estero. Infatti lavoro avanti e indietro dal confine con un’impresa trasporti come padroncino e vorrei targare tutta la flotta con targa estera. Quali sono i pro e contro, anche fiscalmente parlando? In sostanza mi conviene, per questione anche di bolli e tasse auto, però poi per esempio un furgone devo dichiararlo come bene detenuto all’estero?

Giovanni Siena –Morganti Trieste

 

RISPOSTA

Un soggetto persona fisica residente in Italia ha l’obbligo di immatricolare il veicolo in Italia con targa italiana. Per pagare imposte all’estero ed avere mezzi con targa estera si deve trasferire effettivamente la residenza all’estero ed iscriversi all’Aire.

La convenienza o meno dipende dall’ordinamento fiscale di quel paese e se effettivamente si risiede all’estero.

Con una società estera si potrebbe risolvere il problema della targa dei mezzi ma il soggetto deve indicare le quote societarie nel quadro RW della dichiarazione dei redditi a meno che non si ricorra alla Fiduciaria Marche, nella sua competenza e ruolo di sostituto d’imposta.

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